Per fruire degli incentivi previsti dal nuovo Piano Transizione non basta investire in un macchinario definito conforme al paradigma 4.0 dal produttore, è necessario che il bene in questione soddisfi specifici requisiti. La conformità 4.0 non si acquista, si realizza. 

Sono molti i produttori che offrono sul mercato macchinari e dispositivi definendoli conformi al paradigma Industria 4.0. 

Sono in evidente aumento le aziende che scelgono di vendere merce certificata “Industria 4.0 ready”,  che scelgono di attestare o far attestare la rispondenza dei loro macchinari o impianti ai famosi requisiti obbligatori per ottenere gli incentivi fiscali previsti.  Ma quale reale utilità ha una simile certificazione per l’acquirente?

 

Da un punto di vista legale, nessuna.

La legge di bilancio del 2017  non fa alcun cenno ad una certificazione emessa dal produttore stesso del bene materiale acquistato e che si desidera portare a credito d’imposta. Quello che invece, espressamente la disciplina richiede è la produzione di un documento che accerti che il bene possiede caratteristiche tecniche tali da includerlo negli elenchi di cui all’allegato A o all’allegato B annessi alla legge e che sia interconnesso al sistema aziendale di gestione della produzione o alla
rete di fornitura. Questo è il documento sufficiente quanto necessario ad ottenere il credito d’imposta, il quale potrà assumere forme differenti a seconda del valore economico del proprio investimento: un’autocertificazione del legale rappresentante della società che fruirà dell’incentivo fiscale, una perizia tecnica giurata o un’attestazione di conformità di ente di certificazione accreditato. 

Non stupisce quindi che sia ancora particolarmente diffusa l’idea che semplicemente acquistando una “Tecnologia 4.0” si acceda senza rischi e problematiche al credito d’imposta, agevolazione messa a disposizione delle imprese italiane che vogliano intraprendere una trasformazione tecnologica aziendale e produttiva.

La verità è che non esistono macchinari, dispositivi, strumenti o più genericamente tecnologie che nascano già 4.0 compliant. Certamente però esistono macchine, dispositivi e strumenti che presentano caratteristiche tecniche tali da poter risultare conformi a Industria 4.0, se correttamente installate nell’ambiente aziendale.

La normativa parla chiaro, per essere conforme al paradigma 4.0, un bene materiale deve rispondere a specifici requisiti necessari:  controllo per mezzo di CNC; interconnessione ai sistemi informatici di fabbrica; integrazione automatizzata con il sistema logistico della fabbrica; interfaccia tra uomo e macchina semplice e intuitiva; rispondenza ai più recenti standard in termini di sicurezza, salute e igiene del lavoro. E sebbene un macchinario possa già per sue caratteristiche soddisfarne alcuni, quello dell’integrazione dipenderà sempre dal contesto aziendale e dalla modalità con cui il nuovo macchinario viene installato. 

Ciò premesso, risulta facilmente intuibile che qualsiasi macchina venduta come 4.0 dal produttore, se non interconnessa, non sarà definibile tale in termini di legge e conseguentemente non agevolabile. Rendere una macchina conforme al paradigma, assicurarsi che il bene materiale acquistato risponda a tutti i requisiti di legge è compito e responsabilità del suo solo utilizzatore e in nessun caso del venditore.

Affidarsi a professionisti del settore in grado di supportare l’azienda durante tutto il proprio percorso di transizione tecnologica è spesso la scelta migliore per evitare di commettere errori duramente sanzionabili e soprattutto per realizzare una reale e funzionale digitalizzazione aziendale e produttiva.